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Questo post è un memorandum (se fosse necessario) perché lunedì sarà nelle edicole come allegato al Corsera e alla Gazzetta dello Sport il primo volume della ristampa integrale del MICKEY MOUSE di Floyd Gottfredson.
Un'iniziativa molto interessante, che fa il paio con l'integrale di Barks di un paio d'anni fa.
Questa ristampa vanta inoltre delle nuove traduzioni (contrariamente all'iniziativa dedicata a Barks, dove le traduzioni erano state il principale tallone d'Achille).

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Gran bella pubblicazione.
L'unica cosa che potrei "criticare" e' la scelta della ricolorazione (parlo proprio della scelta, non del risultato), ma immagino ci sia una motivazione.
Mi sono abbonato per usufruire dello sconto del 20%, come feci con la serie su Barks (altra bellissima iniziativa), mi trovai bene con gli invii e lo sconto e' mooolto interessante.
Chi volesse usufruirne:
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danieletomasi ha scritto:
Gran bella pubblicazione.

Ha i suoi grossi difetti, come tutte queste collane di allegati.
Un vero appassionato dovrebbe schifarla, ma spesso il vero appassionato è anche un collezionista (magari completista) e, così, si fa trascinare giù nel gorgo...

danieletomasi ha scritto:
L'unica cosa che potrei "criticare" e' la scelta della ricolorazione (parlo proprio della scelta, non del risultato), ma immagino ci sia una motivazione.

La motivazione (balorda) è la solita: il colore vende di più.
Ovviamente, è una motivazione falsa e incolta.

"Incolta" perché non si può alterare un'opera d'arte (non importa se di supposta arte minore), altrimenti coloriamo pure "Quarto potere" (alla faccia di Orson Welles e Greg Toland), "Guernica", o riscriviamo la Divina Commedia in un italiano più moderno... Evil or Very Mad

"Falsa" perché il potenziale acquirente dubito avrebbe trovato a che ridire se le giornaliere fossero state in bianco e nero.
Non credo che il target siano i ragazzini (il costo è un po' altino per essere popolare e poi i ragazzini leggono i manga che sono, guarda un po', proprio in b/n), quindi è pensata o per gli appassionati (che avrebbero avuto diritto alla più totale correttezza), o per i lettori di ritorno (quelli che tanti anni fa leggevano il "Topolino d'oro", e che non avrebbero avuto nulla da ridire sul b/n), o per quelli che comprano gli allegati per arredamento senza neppure leggerli (è una razza che esiste ed è anche numerosa), per i quali bastava una bella rilegatura. Rolling Eyes

Oltre al fatto che la colorazione non è un granché (tipica colorazione da PC: colori piuttosto pesanti, inutili gradienti, bordini chiari da uso inetto della funzione "secchiello"), il peggio è che il formato è piccolo (le strisce di metà anni Trenta erano stampate in formato cm32x7 e qui sono ridotte al 70%), ma soprattutto la stampa è a bassa risoluzione (alcuni direbbero "pixelata").
Il piccolo formato non sarebbe un problema (vedi TopoStrips), ma, accoppiato con la stampa scadente e il colore, ammazza il bel disegno di Gottfredson.
E neppure le tavole domenicali sono nei colori originali, ma sono ricolorate (ovviamente peggio)...

Peccato perché si tratta di un'opera integrale e con bei redazionali, che merita comunque della considerazione (pur turandosi il naso).

Chi non ha già una completa raccolta di Gottfredson si accontenterà volentieri di questa collana.
Ma chi ha i vecchi albi ANAF, o Comic Art, o anche Traverso-Mondadori farà bene a tenerseli molto stretti. Wink

danieletomasi ha scritto:
come feci con la serie su Barks (altra bellissima iniziativa)

Anche per il TuttoBarks andrei piano con i superlativi: la stampa non era un granché è il colore (stavolta legittimo) neppure, ma il vero, tragico problema erano le traduzioni che andavano dal buono all'ABOMINEVOLE (grazie politically correct! Evil or Very Mad )
Il TuttoGottfredson almeno non ha di questi problemi: traduzioni nuove e (anche se popolari) fedeli.

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Eheh, ovviamente ognuno ha i suoi parametri nel definire gli stadi inferiori alla perfezione, cosa su cui tutti gli appassionati e collezionisti sono d'accordo... spero Very Happy

I miei parametri mi consentono di dire che una edizione (parlo di Barks) completa con buoni-ottimi redazionali e con un prezzo accessibile, pur con formato ridotto, alcune traduzioni migliorabili e una stampa discreta, e' una iniziativa bellissima.

Idem per Gottfredson, pur col difetto della colorazione e ricolorazione.
che oltretutto adesso capisco (non giustifico, solo capisco) di piu' perche' stampare una colorazione mista (strisce con colorazione computerizzata e tavole con colori originali) sarebbe stato peggio.

L'unica cosa su cui non sono seriamente d'accordo e' la ricolorazione dei film (se fatta decentemente), per il semplice motivo che il DVD consente di incidere in doppia versione, o con la semplice opzione di eliminare ilcolore dalla visione e guardarlo come realizzato in origine. Ovviamente non applicabile alla stampa (a meno di non fare pellicole intermedie di acetato col colore, ma il risultato sarebbe di poca praticità e difficile lettura). E se la presenza del colore facilita la diffusione di un'opera d'arte senza l'alterazione (come e' l'esempio che portavi della riscrittura di un'opera letteraia, bleah!!!) allora io sono favorevole.

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danieletomasi ha scritto:
I miei parametri mi consentono di dire che una edizione (parlo di Barks) completa con buoni-ottimi redazionali e con un prezzo accessibile, pur con formato ridotto, alcune traduzioni migliorabili e una stampa discreta, e' una iniziativa bellissima.

E io l'ho comprata tutta, pur se avevo già tutto Barks (bastava aver tutto Zio Paperone).
Ma le storie erano state riprese da varie edizioni precedenti e alcune avevano una traduzione atroce.

Come quella di "Paperino e il puledro indomabile", in cui i tre nipotini "domavano" un perfido cavallino somministrandogli dell'olio di ricino, che diventava (nella "traduzione") un incomprensibile sciroppo di frutta. Shocked

Peggiore, se possibile, era il finale di "Paperino motorizzato", in cui 10 pagine di lotte furiose tra Donald e il vicino Jones si chiudevano con la scoperta (totalmente scomparsa nella pseudo-traduzione) che la proprietà di un barattolo di stucco (motivo del contendere) non era di nessuno dei due...

E, se alcuni redazionali erano interessanti, non mi dirai che quelle infatili schede dei personaggi avevano un senso? Wink

danieletomasi ha scritto:
L'unica cosa su cui non sono seriamente d'accordo e' la ricolorazione dei film (se fatta decentemente), per il semplice motivo che il DVD consente di incidere in doppia versione, o con la semplice opzione di eliminare ilcolore dalla visione e guardarlo come realizzato in origine. Ovviamente non applicabile alla stampa (a meno di non fare pellicole intermedie di acetato col colore, ma il risultato sarebbe di poca praticità e difficile lettura). E se la presenza del colore facilita la diffusione di un'opera d'arte senza l'alterazione (come e' l'esempio che portavi della riscrittura di un'opera letteraia, bleah!!!) allora io sono favorevole.

La colorazione di un film fotografato in bianco e nero è un'alterazione e mi stupisce che tu, che sei un disegnatore, non la veda così.

Comunque, mi hai convinto ad offrire un personale contributo alla diffusione dell'arte Mr. Green
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Citazione:
E, se alcuni redazionali erano interessanti, non mi dirai che quelle infatili schede dei personaggi avevano un senso? Wink


No, ma penso che ci fosse un triplice target (collezionisti, adulti amanti dei paperi Disney, bambini) e qulle schede andavano verso il terzo target. In un modo quantomeno non eccessivo, cosa che sarebbe stata se avessero messo pagine da colorare o con quiz e barzellette Very Happy

Citazione:
danieletomasi ha scritto:
L'unica cosa su cui non sono seriamente d'accordo e' la ricolorazione dei film (se fatta decentemente), per il semplice motivo che il DVD consente di incidere in doppia versione, o con la semplice opzione di eliminare ilcolore dalla visione e guardarlo come realizzato in origine. Ovviamente non applicabile alla stampa (a meno di non fare pellicole intermedie di acetato col colore, ma il risultato sarebbe di poca praticità e difficile lettura). E se la presenza del colore facilita la diffusione di un'opera d'arte senza l'alterazione (come e' l'esempio che portavi della riscrittura di un'opera letteraia, bleah!!!) allora io sono favorevole.

La colorazione di un film fotografato in bianco e nero è un'alterazione e mi stupisce che tu, che sei un disegnatore, non la veda così.


Mah, non sono cosi' sicuro che Orson Welles non avrebbe optato per il colore, potendo.
Comunque io ho motivato dicendo che il dvd permettere di dare a disposizione entrambe le possibilita' di visione, cosa che col tuo Guernica non e' possibile Very Happy
Inoltre non credo che la pittura abbia bisogno della colorazione per attrarre, il cinema (purtroppo) si.

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danieletomasi ha scritto:
Citazione:
E, se alcuni redazionali erano interessanti, non mi dirai che quelle infatili schede dei personaggi avevano un senso? Wink


No, ma penso che ci fosse un triplice target (collezionisti, adulti amanti dei paperi Disney, bambini) e qulle schede andavano verso il terzo target. In un modo quantomeno non eccessivo, cosa che sarebbe stata se avessero messo pagine da colorare o con quiz e barzellette Very Happy

Zitto, per favore! Non dargli idee! Laughing

danieletomasi ha scritto:
Mah, non sono cosi' sicuro che Orson Welles non avrebbe optato per il colore, potendo.

E siamo nel più totale disaccordo.
Prima di tutto, tecnicamente, poteva: "Kitizen Kane" è del 1941 e il primo film in Technicolor fu "Becky Sharp" di Mamoulian nel 1935.
Per fare un esempio di una pellicola che capita di vedere spesso, "Gone with the Wind" (1939) era già totalmente e brillantemente a colori.

Anche ammettendo (ma non lo credo), che la RKO gli avesse negato un budget adatto per un film a colori, la cosa non muterebbe di una virgola.
Sia volendo fare un film in b/n, sia costretto a fare un film in b/n, Welles (con il suo fotografo Greg Toland) sapeva di fare un film in b/n.
E un film in b/n non è solo un film senza colori.

In un film (come in un fumetto), il colore non è una cornice per il quadro, che si può sostituire se rifatta con gusto: il colore è parte integrante del quadro.

Colorare un film in b/n è una pataccata, tale e quale a decolorare un film a colori.
Il fatto che l'industria "culturale" ci abbia abituato a sorbirci le massime patacche in nome dell'interesse non è scusa bastante a tollerare quelle patacche.

Sai bene che, se tu realizzi un fumetto in b/n, il tuo disegno sarà differente da quello che adotteresti sapendo che lo colorerai (o che qualcuno lo colorerà).

Aubrey Beardsley sapeva che sarebbe stato stampato in b/n e creò uno stile in conseguenza di ciò.

I retini nelle strisce giornaliere di Gottfredson sono lì perché l'autore sapeva che erano vignette da stampare in bianco e nero.

Ricolorare le domenicali è già peccato minore (quasi una mancanza filologica, ma non proprio un'aggressione all'opera artistica), dato che, in ogni caso, quelle pagine erano disegnate per essere colorate. Un po' come rifare la colonna sonora di un film muto (purché la colonna rifatta non tradisca lo spirito del tempo, perché il nuovo compositore vuol fare il magnifico...)

danieletomasi ha scritto:
Comunque io ho motivato dicendo che il dvd permettere di dare a disposizione entrambe le possibilita' di visione, cosa che col tuo Guernica non e' possibile Very Happy
Inoltre non credo che la pittura abbia bisogno della colorazione per attrarre, il cinema (purtroppo) si.

Neanche il Mickey del Corsera mi permette entrambe le possibilità di visione, proprio come il mio Guernica. E come il mio Guernica è una pataccata (in effetti, un po' meno del mio Guernica che è fatto "a membro di segugio").
E, francamente, se andando a comprare un Topolino, mi dessero due libri (uno colorato e uno no), mi chiederei (come per il DVD) che diavolo avesse in mente l'ideatore di una simile operazione (e, anche in questo caso, a me interesserebbe solo l'opera originale, non un Guernica coi colori posticci).

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Scusate se lascio molto o tutto delle lettere a cui rispondo, spesso il tagliare mi sembra una modifica del significato di quel che e' stato detto, una estrapolazione che cambia il discorso.

Citazione:
danieletomasi ha scritto:
Mah, non sono cosi' sicuro che Orson Welles non avrebbe optato per il colore, potendo.

E siamo nel più totale disaccordo.
Prima di tutto, tecnicamente, poteva: "Kitizen Kane" è del 1941 e il primo film in Technicolor fu "Becky Sharp" di Mamoulian nel 1935.
Per fare un esempio di una pellicola che capita di vedere spesso, "Gone with the Wind" (1939) era già totalmente e brillantemente a colori.


Mah, non ho letto libri o interviste di/su Orson Welles, non so se fosse una opzione o una imposizione. Mi pare che anche "L'orgoglio degli Amberson" fosse in b&n, ma anche questo non significa fosse una scelta. Potremmo ipotizzare che la RKO gli abbai detto "puoi fare i fil che vuoi ma devi stare dentro questo livello di spesa, e piuttosto che tagliare sulle scenografie ha tagliato sul colore. Oppure riteneva il colore un artificio per acchiappare allocchi. Chissa', solo ipotesi.
Certo che, pero', usare quello che e' definito il piu' grande autore cinematografico per esemplificare l'uso popolare della colorizzazione forse non sia la cosa migliore. Proviamo a cambiare autori, proviamo con Laurel&Hardy, icone della comicità che tanto hanno lavorato in b&n e che hanno "subito" la ricolorizzazione (ma lo stesso potrebbe valere per Buster Keaton o per . Beh, certo la qualita' raggiunta dalla ricolorizzazione non e' elevata, a me spesso ricorda quelle fotografie degli anni '30 che poi venivano colorate a mano e il cui risultato ho sempre trovato fastidioso, pero' non credo che ci sia una snaturalizzazione delle opere di S&L con l'aggiunta del colore.
Potremmo addirittura cambiare elemento aggiunto e pensare al suono, l'aggiunta di una colonna sonora (non di dialoghi) a film muti il cui suono era creato dai pianisti o da un'orchestra sotto il palco, e non credo si possa parlare di snaturalizzazione o perdita di valore. Un'altro grandissimo artista qual era Chaplin inizialmente odio' il sonoro e poi lo utilizzo, chissa' se era contrario all'aggiunta della colonna sonora incisa per i vecchi film, ma non credo, mi sembrerebbe cosi' astruso.
Torno al fatto che tutto dipende dalla qualita' della aggiunta cromatica, se la colorizzazione e' di alta qualita' (cosa che forse è tecnologicamente impossibile, chissa') io credo che neppure "Il falcone maltese" o altri film "noir" perdano. Non arrivo a dire che ne guadagnino (se non per l'attrattiva popolare), anche se, perche' no, sarebbe possibile con un grande fotografo a coordinare... pero' sicuramente non ne perderebbero. E ripeto, non sono un fautore della colorizzazione, semplicemente non urlo allo scandalo.

Citazione:
Anche ammettendo (ma non lo credo), che la RKO gli avesse negato un budget adatto per un film a colori, la cosa non muterebbe di una virgola.
Sia volendo fare un film in b/n, sia costretto a fare un film in b/n, Welles (con il suo fotografo Greg Toland) sapeva di fare un film in b/n.
E un film in b/n non è solo un film senza colori.
In un film (come in un fumetto), il colore non è una cornice per il quadro, che si può sostituire se rifatta con gusto: il colore è parte integrante del quadro.


Sono solo parzialmente d'accordo, perche' ritengo che il colore possa aggiungere qualcosa (quando e' qualcosa di pensato), ma nella maggior parte dei casi lo puoi togliere e non togli significanza al film. Questo giudizio nasce anche dal fatto che sono cresciuto in una casa dove la tv in b&n e' rimasta per molti anni dopo l'arrivo del colore, per cui tante cose le ho viste in b&n pur essendo in origine a colori. e dopo le ho riviste a colori.
Ci sono grandi film a colori che non perdono ne valore ne senso in b&n e risultano bellissimi, anche quelli che del colore sembrano non poter fare a meno, come "Blade Runner". Certo se lo togli a "Superman" suona strano, e infatti vale per alcuni film, non per la maggioranza.

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Colorare un film in b/n è una pataccata, tale e quale a decolorare un film a colori.
Il fatto che l'industria "culturale" ci abbia abituato a sorbirci le massime patacche in nome dell'interesse non è scusa bastante a tollerare quelle patacche.
Sai bene che, se tu realizzi un fumetto in b/n, il tuo disegno sarà differente da quello che adotteresti sapendo che lo colorerai (o che qualcuno lo colorerà).
Aubrey Beardsley sapeva che sarebbe stato stampato in b/n e creò uno stile in conseguenza di ciò.
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ehm, veramente no, so che puo' suonare detto per non darti ragione ma in realta' io penso sembre ai miei fumetti in b&n anche se ipotizzo una realizzazione a colori, perche' mal giudico personalmente quei disegni che, quando togli il colore, perdono di leggibilita', sembrano vuoti, non "stanno in piedi". Tantissimi grandi autori lavoravano con questa stessa filosofia, da Milton Canniff a Burne Hogarth, da Al Capp a Walt Kelly, da Jack Kirby a Neal Adams. Non significa che non si possa pensare a una realizzazione fatta per il colore, ad esempio LittleAnnieFunny non puo' esistere senza il colore, ma non e' vero il contrario. La tavola o la striscia puo' essere pensata in b&n ma quando poi si lavorera' sul colore lo si fara' con scelte pensate, volendo dare una estetica e un significato, non tanto per rendere vivace il disegno, ecco perche' anche se sai che ti pubblicheranno a colori il disegno puo' essere pensato per il b&n.
Ora che ho sviluppato queste risposte mi rendo conto che forse cercare un parallelo con la colorizzazione dei film non è stato congruente, comunque...


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Ricolorare le domenicali è già peccato minore (quasi una mancanza filologica, ma non proprio un'aggressione all'opera artistica), dato che, in ogni caso, quelle pagine erano disegnate per essere colorate. Un po' come rifare la colonna sonora di un film muto (purché la colonna rifatta non tradisca lo spirito del tempo, perché il nuovo compositore vuol fare il magnifico...)


Eheh, pur avendo letto prima tutta la tua lettera non mi ricordavo piu' di questo passaggio. Vabbeh, in riferimento al sonoro mi sono gia' espresso e come vedi anche qui siamo in disaccordo.

E siamo fortissimanete in disaccordo sulla ricolorazione delle domenicali. Come gia' detto nella mia prima lettera, e' la pecca che ritengo più grande, quella corrisponderebbe al rifare il colore (o la fotografia, se fosse possibile) nei film. In sostanza, e' come asserire che quella colorazione era di scarso valore, una cosa terribile. Eecco perche' ho detto che capisco che si sia voluto omogeneizzare la colorazione aggiunta, per cui era d'obbligo ricolorare anche quanto gia' a colori, ma pur capendolo non lo giustifico. La scelta migliore - avendo i soldi, ovvio, ma si passerebbe a livelli di costo che non permetterebbero una diffusione popolare, credo - sarebbe stato colorare le strisce in b&n con lo stesso stile e gli stessi tono di colore delle domenicale originali, e ripubblicare queste cosi' come prodotte alla loro creazione. La seconda miglior scelta sarebbe stata quella detta da te, lasciare il b&n nel b&n e il colore nel colorato.
Sarebbe stato fooooorse - per dire che non ne sono proprio sicuro, ma forse perche' io amo follemente il fumetto in b&n - di minore impatto, di minor attrattiva per il secondo e terzo target di cui parlavo, pero' sicuramente sarebbe costato meno Very Happy

Voglio, saltando a un altro ambito, che cosi' come le pecche della colorazione (riempimenti sbagliati con sottili margini bianchi interni e altro) sono dovute a poca cura nel lavoro (per i limitato pagamento dei coloristi) o al limitato livello professionale di chi ha lavorato, lo stesso e' valido per la pixelatura, che non e' da imputarsi alla tipografia (credo che sia un lavoro off-set, considerando che le tirature saranno alte per cui non è possibile che si formino pixel nel passaggio dell'inchiostro da lastra a carta) ma ai grafici che hanno fatto le scansioni e la ripulitura. E' in quella fase che si creano le pixelature e le sbavature del segno, per cui non e' una stampa di basa qualita', e una grafica che in quell'aspetto ha ricevuto scarsa cura.

Citazione:
danieletomasi ha scritto:
Comunque io ho motivato dicendo che il dvd permettere di dare a disposizione entrambe le possibilita' di visione, cosa che col tuo Guernica non e' possibile Very Happy
Inoltre non credo che la pittura abbia bisogno della colorazione per attrarre, il cinema (purtroppo) si.


Neanche il Mickey del Corsera mi permette entrambe le possibilità di visione, proprio come il mio Guernica. E come il mio Guernica è una pataccata (in effetti, un po' meno del mio Guernica che è fatto "a membro di segugio").


E son (quasi Very Happy, perche' poi non arrivo a dire che e' una pataccata, solo che c'erano scelte migliori) d'accordo, infatti il mio ribattere sulla colorazione dei film voleva essere riferita solo ai film, non creare paralleli col fumetto Very Happy

Citazione:
E, francamente, se andando a comprare un Topolino, mi dessero due libri (uno colorato e uno no), mi chiederei (come per il DVD) che diavolo avesse in mente l'ideatore di una simile operazione (e, anche in questo caso, a me interesserebbe solo l'opera originale, non un Guernica coi colori posticci).


Eheh, col doppio libro son d'accordo, non con la doppia traccia nel DVD (anzi, in realta' non servirebbe neppure la doppia traccia, bastarebbe una opzione di visione in b&n)

Insomma, ripeto, io non dico che si tratti di una porcheria, son piuttosto soddisfatto considerando che non e' un prodotto per soli appassionati, pero', quando ripubblichero' qualcosa col mio marchio editoriale (e un progetto ce l'ho) cerchero' di essere totalmente filologico, perche' cosi' a me piace il Fumetto, pero' il target non sara' lo stesso dell'opera omnia di Gottfredson o di Barks, che copre uno spettro molto più ampio.

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La discussione è interessante, ma stiamo mettendo troppa carne al fuoco e rischiamo di perderne il controllo e di andare OT. Rolling Eyes

Prima di tutto, torno sulla ricolorazione, dicendo che, quando ho scritto che era meno illegittima, temo che non mi arrivasse ossigeno alla testa (non che ora la condizione sia migliorata).
Quella troppo bonaria considerazione era probabilmente legata al fatto che i colori originali erano spesso opera di gente che aveva poca o nulla relazione con l'autore dei disegni.
Ma, forse, sarebbe stata più accettabile se messa in relazione a certi lavori realizzati per gli albi, piuttosto che alle domenicali di Gottfredson.

Circa la differenza tra la colorizzazione applicata al cinema di Laurel & Hardy piuttosto che a quello di Welles, non la vedo.
Le opere artistiche devono avere tutte gli stessi diritti e lo stesso rispetto, come le persone umane.
E se c'è una "Dichiarazione universale dei diritti umani" valida per tutti (senza distinzione tra belli o brutti, intelligenti o scemi), il primo articolo di una "Dichiarazione universale dei diritti delle opere artistiche" dovrebbe dire che l'editing di un'opera non può essere fatto alle spalle degli autori.
Colorizzare un film o un fumetto in b/n è come rifare l'editing di un romanzo, cambiando qualche parola qui, interpolandone qualche altra là, aggiornandolo ai tempi.
E non importa se questa vigliaccata si fa alle spalle di Bulgakov o di Liala: le opere di serie A e di serie Z devono avere gli stessi diritti.
In definitiva, rifare l'editing alle spalle degli autori non è un miglioramento, ma un tradimento e, se aggiunge qualcosa, è un qualcosa che non era stata voluta dagli autori.

Se pensi che oggi possa non piacere più tanto lo spirito antisemita sotteso nel personaggio di Fagin, non puoi fare una nuova edizione di "Oliver Twist" con aggiunto un bellissimo nuovo capitolo narrante l'infanzia del personaggio a spiegare le motivazioni che l'hanno reso tale. Se proprio vuoi, fai un'altra "autonoma" opera (hum... mi ricorda qualcosa Razz )

E se ci sono autori che lavorano pensando al colore, poi lo devono fare loro o supervisionare, ma non glielo deve conficcare alle spalle un editore.
Tintin nasce in bianco e nero e retinato. Quando Hergé ne vuole fare una edizione nuova, non colora sui vecchi retini, li elimina!
E lui (e lui solo) ha il diritto di farlo. Non un editore, 30 anni dopo la sua morte e in nome della "commercializzazione" (di tutte le porcate fatte dalla Moulinsart, almeno non c'è mai stata una nuova edizione ricolorata).

In quanto al Mickey gottfredsoniano, la scelta migliore (in realtà l'UNICA legittima) sarebbe stato di pubblicare le strisce giornaliere in b/n e le domenicali nei colori originali (come le recenti ristampe del "Thimble Theatre" e come fece, a suo tempo, Traini per il topo disneyano).

Circa il fatto che la scadente resa grafica degli "Anni d'oro" sia dovuta ad uno scarso lavoro a monte e non alla vera e propria stampa, ti credo sulla parola, ma non avevo usato il termine "cattiva stampa" con molta preoccupazione della proprietà di linguaggio (non sono affatto del ramo).

Infine, ti faccio tutti gli in bocca al lupo del caso per qualunque iniziativa editoriale che hai intenzione di intraprendere (e, quando sarai pronto, dacci un'anteprima). Wink

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danieletomasi

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italy
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Il mio discorso su Welles, Laurel&Hardy e gli altri sera inteso a dire che, mentre per Welles si puo' avere il dubbio che il b&n possa o non essere stata una scelta, per gli altri e' ovvio che si tratta di una scelta obbligata. Non c'era quindi un intento di fare classifiche o livelli di valore o di diritti.
Come ho detto sono dell'idea che, per quanto riguarda le immagini in movimento, sia una cosa posistiva che il supporto DVD consenta di dare a disposizione di chi non e' un cultore la doppia versione (cosa non possibile per la stampa). Si puo' diffondere maggiormente un'opera.
Sono dell'idea che intervenire su alcuni aspetti che sono influenzati dalla tecnologia del momento non sia una alterazione dell'opera, ma questo non e' applicabile a cose prettamente artistiche-comunicative, non e' accettabile riscrivere una storia, cambiare il montaggio, modificare i dialoghi, eliminare delle sequenze, e altro. Sono due cose ben diverse, dato che queste ultime elencate sono totalmente delle scelte creative.
Uno degli aspetti su cui si puo' intervenire e' il colore, a meno che come detto non ci sia una scelta autoriale. Non ritengo sia un insormontabile problema cambiare il colore, se la finalita' della sua pubblicazione non e' raggiungere i filologi ma anche il grande pubblico. Questi avra' la possibilita' di conoscere qualcosa che non conosceva e, se interessato, di ampliare la propria cultura visionando l'edizione originale.
Lo stesso vale per i suoni, troverei accettabile l'inserimento di effetti sonori piu' realistici in una "pista sonora" che possa essere esclusa per visionare il film con gli effetti sonori originali, a meno che quegli effetti sonori non avesero un significato specifico e non fossero dovuti ai limiti tecnologici o di budget.
Non faccio quindi dei livelli tra autori, ma li faccio tra importanza di aspetti tecnici e tra scelte autoriali e non.
Riguardo alla letteratura, visto l'esempio di Oliver Twist, il parallelo con l'inserimento del colore corrisponde a qualcosa come allegare delle illustrazioni al testo, nulla di piu'. Non si tratta di riscrivere l'opera, quello sarebbe come cambiare il montaggio o tagliare scene o modificare dialoghi. Volendo potremmo dire che e' come la pubblicazione di qualcosa che in origine era manoscritta e che in seguito e' stata stampata con i caratteri tipografici, se ne e' persa la grafia dell'autore o dei miniati che lo hanno trascritto, ma non e' stata una modifica dell'opera.

Figurati poi che io sono contrario ai remake - cinematografici e non - a meno che non siano delle versioni di molto differenti, come "La cosa" di Carpenter lo fu rispetto alla versione anni '50. Se il fine e' invece farne una versione "piu' moderna", per me e' come dire che la precedente ha scarso valore. Se ridisegnassi le prime storie di Superman, per "renderle piu' moderne", è come se stessi dichiarando lo scarso valore dei disegni di Shuster.
Diverso e' fare un seguito, quello si, ma una riedizione no, non mi piace.

Tornando alle modifiche di alcuni aspetti, vale per il Fumetto lo stesso discorso. Ad esempio il colore, se non c'e' una scelta autoriale che fa assumere una valenza artistica a quell'aspetto tecnico (come dicevi per Herge', o ad esempio per Pazienza che quando lavorava in b&n lo faceva per scelta, e cambiava il suo disegno in funzione di quella scelta, che poteva anche essere dettata non da significato artistico ma da "oggi mi va' cosi'", pero' sempre scelta era e tale va rispettata), fare una variazione per attrarre pubblico (che e' un fine commerciale ma anche di diffusione culturale) lo trovo accettabile. Come purista magari non la comprero', a meno che non abbia delle qualita' che la rendono una edizione "necessaria" (ad esempio la completezza e la inaccessibilita' dell'edizione originale).
Alcuni aspetti poi li devo accettare per forza, per esempio la traduzione dei fumetti francesi per me e' necessaria, non sapendo leggere il francese, pur essendo cosciente che si tratti di una modifica, comunque sia tradotta. Le opere in lingua inglese, che e' una lingua che conosco, prevalentemente le compro in originale (ma essendo l'edizione di Barks più completa l'ho presa in italiano, fidandomi dei traduttori Rolling Eyes). Pero' non ritengo che ogni cosa debba essere solamente stampata in lingua originale perche' di maggior fedelta'. Vale per me che sono purista e magari cerco l'edizione in lingua originale, ma non ritenengo inaccettabile la traduzione perche' serve alla diffusione dell'opera (a meno che non sia stata una scelta dell'autore, come lo fu sino a poco tempo fa per Cerebus, scelta che appoggiavo e che oggi sento un po' tradita).

DT

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A presto.
DanieleTomasi
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italy
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Quanti spunti interessanti offrirebbe questa discussione!
Vediamo se riesco ad metterne a fuoco qualcuno.

Prima, per chiarezza, credo sia il caso di sottolineare che è palese che il nostro (mio e di Daniele) approccio al problema della "colorizzazione" non collimerà mai: per me è sempre una violazione dell'integrità dell'opera, per Daniele no.
O, ribaltando le definizioni: per Daniele la mancanza di colorazione è un aspetto tecnico non necessariamente creativo e per me è l'opposto.

Visto in queste due prospettive, il punto è che, per Daniele, sarà consequenzialmente lecito, anche per raggiungere un maggior pubblico, offrire l'opera "colorizzata", mentre per me non ha tanta importanza raggiungere un maggior pubblico se l'opera che gli si offre non è più corretta.

Un aspetto interessante è che il pubblico giudizio muta a seconda della forma d'opera che andiamo a mettere al vaglio.

Le opere cinematografiche, fumettistiche, letterarie, o, in generale, quelle forme artistiche che si basano sul principio della riproducibilità del prodotto artistico e non sul prodotto artistico come oggetto unico, mi sembrano le sole che, fuori da un intento paradossale, siano passibili di essere sottoposte a tali modifiche: nessuno potrebbe accettare di colorare Guernica o di colorare la Pietà di Michelangelo (anche se le statue dell'antichità greco-romana, che noi oggi ammiriamo nel loro splendore monocromo, erano in origine a colori), ma si colorano i film, i fumetti e si "riaggiornano" i romanzi e le rappresentazioni teatrali.

Il principio in gioco è che, essendo opere riproducibili, sia anche lecito riprodurle alterate.

A volte si tratta di un'alterazione molto creativa (Carmelo Bene che fa un SUO Amleto distorcendo il testo Shakespeariano... o Daniele che ridisegna SUPERMAN perché gli fa schifo quello di Shuster Mr. Green Razz ), per cui l'opera cessa di essere quella che era e diventa un'altra (con un altro autore che se ne prende la responsabilità).

Altre volte si tratta di una modifica "commerciale", come la "colorizzazione" di un film o del nostro Mickey Mouse o l'adattamento di una pochade ricollocata in altri tempi e luoghi o di romanzo condensato dal Reader's Digest.

Curioso è il fatto che ci sia una differenza di tolleranza di fronte a queste modifiche.
Adattare un testo teatrale sembra sia una prassi tanto accettata da rientrare forse nell'alterazione creativa (quella che si propone non di presentare un'opera classica, ma di sfruttarla come materia per un'opera nuova).

Lo stesso principio di adattamento sarebbe assai meno tollerato se applicato ad un romanzo, dove già una traduzione poco fedele può far arruffare qualche penna... (eppure, il fatto che si continuino a vendere classici della Letteratura senza sentire il bisogno di adattarli ai tempi, dovrebbe forse indurci a riflettere sull'effettiva necessità di "rendere più commerciali" le opere).

Nel contempo, le opere "visive" sembrano quelle sottoposte a un minor rispetto, forse perché, anche nella sedicente civiltà dell'immagine, la parola viene percepita come superiore (solo a parole un'immagine vale mille parole Mr. Green ).

Tornando a Dickens, non molti sanno che i suoi lavori erano pensati insieme alle sue illustrazioni, tanto che alcuni suoi illustratori reclamavano (come Cruikshank) di aver avuto parte nell'ideazione stessa dei romanzi.
Eppure, oggi, qualunque editore, pubblicando un "Oliver Twist" senza le illustrazioni di Cruikshank, potrebbe vantare senza smentite di essere un campione di fedeltà filologica...

Questo "disprezzo" dell'immagine, ci ha regalato e ci regalerà la meravigliosa opportunità di vedere i romanzi di Dickens illustrati da altri (ma il povero Cruikshank farà così la fine che Daniele sdegnosamente rifiutava di far fare a Joe Shuster Razz ).

E, sull'altro fronte, i "popolari" (e macellati) romanzi condensati del Reader's Digest hanno offerto per anni lavoro (eccellentemente svolto) ad una fiumana di grandi illustratori (da Austin Briggs a Noel Sickles), mostrando che, a volte, si possono ottenere buoni risultati da pessime azioni...

E chiudo tornando alla colorazione delle strisce giornaliere di Mickey (così almeno sto 3 secondi in topic).

Anche se la scelta di disegnare le strisce giornaliere in bianco e nero non era una scelta di Gottfredson, ma una necessità del mercato, Gottfredson, nel momento in cui si è adattato a questa necessità, ha, conseguentemente, compiuto delle scelte autoriali, artistiche, creative (mettere una crocetta sul termine preferito).
Ha scelto di non utilizzare tratteggi o la matita litografica, ma di affidare i grigi al retino tipografico, poi (dal Mostro bianco e Robinson Crusoe) ha scelto di usate la carta Craftint duo-shade (molto probabilmente per emulare Roy Crane) e, quindi è tornato ad utilizzare un singolo retino (anche se, stavolta, con la carta speciale Craftint).
Tutte queste scelte non sono banali scelte tecniche, sono il cuore dell'arte: l'autore è posto di fronte ad un problema e si sforza di risolverlo.

Altrimenti, anche la struttura della striscia, con la sua sequenza di vignette che deve chiudersi con una gag o un cliffanger è una necessità imposta dal mercato (ma si concorda nel dire che un rimontaggio sarebbe una forte violazione).

Io non vedo differenza tra l'una e l'altra violazione (e dubito che la mancata colorazione delle strisce avrebbe leso la commerciabilità della collana).

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italy
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Ma ci credete che solo venerdi' - due giorni fa' - mi è arrivato il primo pacco con i volumi della serie? E mi ero abbonato appena uscito il primo!!! Vabbeh, magari l'ufficio ha poco personale, le richieste sono state tantissime, le tirature inferiori alle richieste, non è un problema in fin dei conti. Pero' un quesito mi è rimasto: perche' questo plico contiene i numeri 4-5-6-7, e nell'avviso attaccato al bollettino di pagamento c'e' scritto che è coerente col piano editoriale? E il numero 2 e 3 (spero che il primo non lo mandino che l'ho comprato in edicola) ?
Qualcuno sa spiegarmelo?
Anche un'altra informazione: nel caso un volume abbia difetti di stampa, cosa si fa'? Si rispedisce e si richiede un altro? E dove si invia? Grazie.

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A presto.
DanieleTomasi
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